La ricerca

L’impatto può essere incredibile: da un lato la ricerca WISH ci aiuta moltissimo nella diagnosi e nella comprensione dei possibili danni a lungo termine causati dalla violenza da partner intimo.

Dall'altro, c'è anche un fattore importante: si potrebbero sviluppare terapie e farmaci mirati per aiutare le donne in questa condizione clinica.

La situazione oggi

L’Intimate Partner Violence (IPV) è una delle principali cause di morbilità e mortalità nelle donne a livello globale, con impatti documentati sulla salute fisica e mentale. Attualmente, le linee guida per la gestione sanitaria delle persone vittime di IPV in Italia e in Europa si limitano al contesto del primo soccorso, concentrandosi sulla gestione delle lesioni traumatiche e della sicurezza immediata delle vittime.

Non esiste un programma strutturato di sorveglianza sanitaria a lungo termine, né interventi specifici che riconoscano l’IPV come un fattore di rischio per patologie croniche.

Oltre alle lesioni traumatiche inflitte dalla violenza fisica, la IPV può portare allo sviluppo di patologie come emicrania, dolore pelvico, disturbi d’ansia, depressione, insonnia, ulcera e malattie cardiovascolari.

Gli obiettivi

  • Affinare un modello sperimentale per studiare l'IPV.
  • Esplorare i meccanismi molecolari del danno da IPV, a livello cerebrale, cardiaco e non solo.
  • Testare possibili presidi terapeutici, comportamentali e farmacologici.
  • Validare le scoperte ottenute dal modello animale nelle donne vittime di IPV.
  • Diffondere le conoscenze ottenute per fare formazione e prevenzione.

WISH Preclinical Research

Un innovativo progetto di ricerca medica, iniziato negli Stati Uniti alla Johns Hopkins University di Baltimora e ora condotto dall'Università di Padova, dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Biomediche, guidato dal dott. Jacopo Agrimi e dal prof. Nazareno Paolocci.

Capire come la violenza si imprime nel corpo

Quando parliamo di IPV, pensiamo subito alle ferite visibili. Ma alcune conseguenze si manifestano negli anni anche dentro il corpo: si nascondono nei tessuti, nei segnali molecolari, nei battiti del cuore e nelle connessioni del cervello. WISH Preclinical Research nasce per indagare proprio questo: come lo stress relazionale cronico, subito dal corpo femminile in contesti di violenza, si trasforma in un danno biologico reale, duraturo e misurabile.

Per farlo, utilizziamo un modello sperimentale murino che riproduce alcuni aspetti dell’IPV, in particolare l’esposizione prolungata a comportamenti violenti, controllanti e imprevedibili. Pur non potendo riflettere la complessità dell’esperienza umana, questo modello rappresenta un punto di partenza fondamentale per capire cosa accade nel corpo femminile quando la violenza diventa quotidianità.

I risultati già pubblicati (Agrimi et al., iScience 2024) mostrano che le femmine esposte a questo tipo di stress sviluppano alterazioni cerebrali significative: perdita di neuroni nell’ippocampo, ridotta neurogenesi, maggiore apoptosi e comportamenti ansiosi. Questi effetti sono accompagnati da una marcata riduzione dell’attività di ERβ, il recettore degli estrogeni, e del BDNF, molecola chiave per la plasticità cerebrale.

In particolare, la downregolazione di ERβ indotta dalla violenza può mimare una condizione ormonale da menopausa precoce, aprendo una finestra di rischio per tumori estrogeno-dipendenti. WISH esplora questa ipotesi con un approccio integrato, per far emergere una dimensione oncologica della violenza di genere finora trascurata.

A questi dati si aggiungono osservazioni preliminari che indicano alterazioni a livello cardiaco: nei topi femmina sottoposti a violenza prolungata, si osservano segni di disfunzione contrattile e modifiche del ritmo cardiaco. Stiamo studiando questo asse regolatorio con tecniche avanzate di EEG/ECG, per capire se la violenza interrompa il delicato equilibrio tra emozioni, stress e regolazione fisiologica.

Il nostro obiettivo è chiaro: ricostruire i meccanismi nascosti attraverso cui l’IPV si imprime nel corpo. Perché solo comprendendo la natura biologica della violenza potremo dare alle donne sopravvissute risposte terapeutiche nuove, efficaci e finalmente mirate.

WISH Human Research

Questo progetto rappresenterebbe il primo studio che trasferisce dal modello animale all’essere umano le evidenze ottenute nella ricerca preclinica.

L’obiettivo di WISH Human Research è verificare se le alterazioni epigenetiche e neurofisiologiche riscontrate nei modelli animali siano presenti anche nelle donne vittime di IPV e comprendere il loro impatto sulla salute mentale, fisica e cerebrale.

Sfide nella ricerca

Oltre alle lacune scientifiche, l'IPV è un tema spesso trascurato nella ricerca. Due aree in particolare richiedono attenzione:

  • Impatto cardiovascolare: sebbene le donne siano più vulnerabili a malattie cardiovascolari legate allo stress, l'effetto dell'IPV sul cuore è poco studiato, specialmente nei giovani.
  • Interconnessione cervello-cuore: gli effetti dello stress cronico da IPV sul cervello e sul cuore sono ancora poco compresi, nonostante il crescente interesse sulla regolazione neurocardiaca.

Le nostre ipotesi

WISH Lab (UNIPD) ha dimostrato che l’esposizione cronica alla violenza (maschio aggressore - femmina vittima) riduce la neuroprotezione mediata dagli estrogeni, in particolare attraverso una disfunzione del recettore Erβ (estrogen receptor beta).

L’attivazione di ERβ svolge un ruolo chiave nella regolazione della neurogenesi, della plasticità sinaptica, della funzione cardiovascolare e della resilienza allo stress.

Queste alterazioni potrebbero contribuire alla maggiore vulnerabilità delle donne vittime di IPV a disturbi dell’umore, disfunzioni cognitive e patologie legate allo stress cronico.

WISH Risk Reduction

Un Approccio Integrato per la Prevenzione delle Patologie Correlate all'Intimate Partner Violence.

WISH Risk Reduction si avvarrà dei dati clinici e anamnestici raccolti per valutare le implicazioni sanitarie dell’IPV, tracciare un profilo di rischio sanitario nelle donne vittime di violenza e sviluppare strategie per la loro presa in carico nei servizi sanitari territoriali.

Risultati Attesi

L'obiettivo finale è sviluppare un protocollo di screening e monitoraggio per identificare precocemente le donne a rischio di sviluppare patologie croniche a seguito di IPV. Questo permetterà di:

  • Migliorare la diagnosi: Fornire ai clinici strumenti basati sull'evidenza per riconoscere i segni biologici del trauma da IPV.
  • Personalizzare gli interventi: Sviluppare percorsi terapeutici mirati, sia farmacologici che di supporto, basati sul profilo di rischio individuale.
  • Promuovere la prevenzione: Creare linee guida per un monitoraggio sanitario a lungo termine, riducendo l'incidenza di malattie cardiovascolari, metaboliche e neuropsichiatriche nelle sopravvissute.